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Le poesie di eVangelo

Salmo   7


di Giovanni Diodati
Trascritto da eVangelo


Salmo 7

In Te, Signor, m'affido,

che sei de l'alma mia l'unica speme.
Salvami da l'infido
nemico stuol, che mi persegue, e preme.
Ch'a guisa di leon, ch'al rapir freme,
me non isquarci, e non m'involi ratto,
ne per tempo mi venga alcun riscatto.
Se mai, Signor Dio mio,
Cio, ch'a torto m'appuon, a far' attesi:
se del misfatto rio
unque, macchiar, fellon, la destra impresi
se mai l'amico a tradimento offesi:
io, ch'a salvar la man sempre hebbi presta,
qualunque me senza cagion'infesta:
persegua, no'l disdico,
anzi me ansante, acceso d'ira, colga,
implacabil nemico.
Senza mercè per terra mi convolga,
calpesti, e triti, e l'alma vita tolga.
l'eccelsa gloria mia consento attetti,
e'n chiostro vil di fozza polve serri.
Muovati ira gelosa
ad acquistar su'l nemico furore
vittoria gloriosa.
Fatti hor, a mio favor, desto, Signore:
che dritto è ben, che giusto difensore
de la ragion sii tu, che la drittura
servar comandi inviolata, e pura.
de le genti lo stuolo
aduna, e fattel comprarir attorno.
poi, dal terreno suolo,
rimonta in solio, d'alta gloria adorno
A' popoli ragion'intorno intorno
facendo tu, la causa mia difendi,
e di mia integritade al par mi rendi.
Gli empi pensier disperdi:
e sì de'giusti il fral stelo sostieni,
ch'ognor s'erga, e rinverdi.
del dritto in man l'immota norma tieni,
sagace provator di cori, e reni.
del mio sahermo lo scudo è'l sol Signore,
che salva, e guarda ognun puro di core.
Largo egli è di mercede,
a chi del giust'oprar calca il sentiero.
Ne meno il cor gli fiede
contr'al rubello ognor sdegno severo.
Se'l nemico non vuol mutar pensiero,
trarrà dal fodro il folgorante brando,
e l'arco teso in man terrà mirando.
Già stringe l'alta mano
L'armi, ch'incontro la catena fella
unque non scote in vano.
E dal cielo scoccherà folta procella
de l'infocare sue aspre quadrella.
E'petti ad oltraggiar di rabbia caldi
farà'l berzaglio de' suoi colpi saldi.
Nel far scoppiare i parti
d'iniquitade, ecco'l nemico stenta:
e con inganni, ed arti,
sfogar la conceputa ingiuria tenta.
Pur andrà vana l'oprà al falso intenta,
una fossa cavò per altri cupa,
egli stesso a fin vi si dirupa.
Così, il travaglio rio,
e lo sforzo, colqual'i buoni infetta
cader, per giusto fio,
vedrassi addosso, ed ingombrar la testa.
Al gran Signor sciorrò la lingua presta,
l'alto Nome facendo, in salmi, e canti,
chiaro, di sua giustizia al par de'vanti.




Data: 20/03/2003
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