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Le grandi biografie

Mary M. Slessor (1848-1915) Madre di Tutti i Popoli


di Grido di Battaglia
Trascritto da eVangelo

Mary Mitchell Slessor (Eka Kpukpro Owo), Madre di Tutti i Popoli. Missione in Calabar.


Nel 1848 fu fondata una missione in Calabar, sulla Costa Occidentale africana. Essa era stata costituita da schiavi liberati, provenienti dalla Giamaica, che volevano condividere con i loro antichi conterranei le benedizioni del Vangelo. Paludi malsane e un clima debilitante ebbero presto ragione di molti europei che avevano osato avventurarsi da quelle parti. Tuttavia, alcuni resoconti apparsi sul "Registro Missionario" della Chiesa Presbiteriana Unita catturarono l'immaginazione dei lettori, molti dei quali furono così colpiti dalle condizioni di vita nel Vecchio Calabar, che dedicarono le loro vite o le loro risorse finanziarie all'opera di Dio presso le tribù dei tropici.

Mary Mitchell Slessor, di Dundee, in Scozia, fu una di quelle persone mosse a compassione dai resoconti del "Registro". Nel Maggio del 1875, con il cuore rivolto al Calabar, si presentò al Consiglio per le Missioni Estere. In questo modo inizia la storia di una giovane donna destinata a fare quello che nessun'altra donna europea aveva fatto in precedenza. Mary, infatti, sarebbe andata a vivere da sola in mezzo a tribù sconosciute, a portare il messaggio di Dio nei recessi più profondi dell'Africa. Nonostante la malattia cronica e una serie di fobie, col costante aiuto di Dio, Mary poté prevalere e prima della sua morte, nel 1915, era conosciuta in tutta l'Africa Occidentale come Eka Kpukpro Owo: "Madre di tutti i popoli".

Mary Slessor di Calabar (Madre di tutti i popoli)

Nata da una cristiana devota e da un padre alcolista, Mary Slessor trascorse i primi anni della sua vita ad apprendere tattiche di sopravvivenza. Trascorse la sua giovinezza nei quartieri poveri di Dundee, dove fu mandata a lavorare presso un mulino già all'età di tredici anni. Picchiata di frequente e spesso gettata fuori di casa da suo padre, Mary dovette imparare a cavarsela con la schiera di disoccupati e ubriachi che riempivano le strade notturne della città. Così, mentre imparava a difendersi nelle situazioni pericolose, ella sviluppò forte timidezza e paura di parlare in pubblico, in particolare se erano presenti degli uomini.

Nonostante tutte le difficoltà la famiglia stesse attraversando, quando arrivava la Domenica, Mary, i suoi fratelli e sorelle erano abbigliati in maniera adeguata e portati dalla propria madre alla chiesa del Wishart Memorial. Mary, una discola dai capelli rossi con vividi occhi blu e uno sviluppato senso dell'umorismo, non sempre prendeva seriamente i servizi di chiesa e sembrava più interessata a scherzare con gli amici. Come ricordò in seguito, ella fu alla fine condotta per mezzo della paura "nel Regno". Un'anziana vicina vedova prese ad interessarsi di lei e, una volta, tenendole la mano vicino al fuoco in salotto, disse che se Mary non si fosse pentita, la sua anima "sarebbe bruciata fra le cupe fiamme dell'inferno in eterno!" Lo spavento dovuto alla prospettiva della dannazione eterna portò Mary al Signore, ma ella promise a sé stessa di non usare mai metodi simili con altre persone. Aiutate costantemente dalla preghiera e da frequenti visite al banco dei pegni, Mary e sua madre riuscirono a tenere unita la famiglia, evitando così una pubblica vergogna. La dipartita del padre portò qualche sollievo alla famiglia, tuttavia, Mary rimpianse la morte di un uomo che si era così degradato nell'incapacità di far fronte a quanto la vita gli aveva dato. Mary sviluppò una grande compassione per coloro che erano resi schiavi dalle circostanze sfavorevoli e questo sentimento dominò il resto della sua vita.

Nel corso di questi anni Mary non fu mai assente dai servizi di chiesa. Era affascinata dai racconti dei missionari e spesso immaginava sé stessa che insegnava a dei bambini negri in Africa. Si portava la Bibbia al lavoro e la leggeva appena possibile; aveva quasi la sensazione che Dio si rivolgesse direttamente a lei. Per lei Dio era reale e vicino. Avrebbe voluto essere in grado di esprimere ad altre persone lo stesso amore incondizionato che Dio le dimostrava.

"È in gamba"

Quando James Logie divenne ministro della chiesa del Wishart Memorial, lui e sua moglie cominciarono ad interessarsi a Mary, tanto che ella divenne un'ospite abituale della loro casa. Logie era talmente impressionato dal suo impegno verso Dio e dalla sua brama d'imparare che, quando organizzò una missione per entrare in contatto con la gente dei quartieri poveri, chiese proprio a Mary di diventare sua collaboratrice nel gruppo giovanile. Molti abitanti dei quartieri poveri si opposero alla missione perché ritenevano che essa non prendesse in considerazione questioni pratiche quali l'aumento dei salari e le condizione dei lavoratori.

Quelli, fra loro, che partecipavano agli incontri spesso si trovavano bersagliati con sterco e pietre. Una volta, mentre si stava dirigendo al servizio, Mary fu circondata da una banda di ragazzi, il cui capo cominciò a dondolarle vicino alla faccia un peso attaccato ad una corda. Lei rimase ferma, mentre il peso le si avvicinava sempre di più, e alla fine le sfiorava il volto. L'autore di questo gesto, impressionato dal coraggio che lei aveva dimostrato, alla fine lasciò cadere il peso e dichiarò: "È in gamba!" Da quel momento, i ragazzi si unirono a lei durante i servizi e divennero i suoi più calorosi sostenitori.

Il ministero a Dundee non avrebbe potuto durare a lungo, tuttavia insegnò a Mary un'importante lezione: incontrando la gente al loro stesso livello, vivendo in mezzo a loro e cercando di comprenderli, ella poteva guadagnarsi la loro fiducia. La stessa Mary era stata costretta a vivere in condizioni così terribili che sembravano senza via d'uscita, ed ella conobbe le difficoltà che sorgevano nel cercare di comunicare l'amore di Dio a coloro che erano affamati, affetti da tubercolosi, dissenteria e dalle tante altre afflizioni che derivano da una vita di miseria.

Mossa da un sentimento di compassione per l'umanità, rimase scossa quando lesse la notizia della morte del Dr. David Livingstone, il grande missionario dell'Africa Centrale. Resa sensibile dalla preghiera di Livingstone perché qualcuno "possa portare a termine il lavoro che io ho iniziato", Mary si recò al Consiglio per le Missioni Estere e fece domanda per essere mandata nel Calabar. Mary era perfettamente conscia che la popolazione del Calabar era costituita da animisti che avevano stabilito rari contatti col mondo civilizzato, ma ella accolse con piacere i compiti più difficili, sapendo che il suo Signore avrebbe fatto lo stesso e sarebbe sempre stato con lei. Nel Marzo del 1876, all'età di ventotto anni, Mary lasciò Dundee per sostenere un corso di preparazione ad Edimburgo e, nell'agosto dello stesso anno, salpò per l'Africa verso l'Etiopia. La nave era carica di alcolici da commerciare con gli africani, e Mary, ricordando in seguito l'episodio, espresse così il suo disappunto: "Un mucchio di botti e una sola missionaria!"

Straniera in Terra Straniera

Non appena la nave ebbe gettato l'ancora al largo di Duke Town, sulla Costa degli Schiavi dell'Africa Occidentale, i sogni lasciarono rapidamente posto alla realtà. Era una terra misteriosa quella che stava attendendo Mary, una terra governata dalla stregoneria e dalla superstizione, dove la vita umana valeva poco, e la tortura per avvelenamento e per mezzo di olio bollente era all'ordine del giorno. l gemelli, creduti figli del demonio, erano abbandonati a morire subito dopo la nascita, mentre le loro madri erano bandite dalle rispettive comunità. Mogli di capi che erano morti venivano strangolate durante le cerimonie funebri, per provvedere compagnia ai loro mariti nell'aldilà. All'arrivo di Mary, la missione di Calabar contava già una trentina d'anni e, durante tutto quel tempo, solo 174 persone si erano unite alla chiesa.

Mary si rese conto del fatto che, prima di essere di alcuna utilità al popolo africano, ella avrebbe dovuto comprendere le loro abitudini e diventare una di loro. Questo non fu un compito facile da realizzare. Durante questo periodo, ella sperimentò su di sé paure spesso incontrollabili, poiché, pur avendo in sé una forte determinazione, ella rimaneva una persona timida che si sarebbe rifiutata di attraversare la strada da sola e che era terrorizzata dalle folle e dall'idea di parlare in pubblico. Una volta, mentre stava parlando a un incontro della missione, per il quale non si attendeva un uditorio misto, ella dovette sospendere e chiedere agli uomini di uscire, prima di poter riprendere a parlare. Era anche terrorizzata dai viaggi in canoa, l'unico mezzo disponibile in Calabar per i trasporti su lunghe distanze. Era solita giacere sul fondo della canoa in preda al terrore o si costringeva a cantare a squarciagola per tutto il percorso, pur di distrarsi da quel pensiero. La donna che una volta si rifiutava di attraversare un campo a causa di una mucca che vi stava pascolando, si ritrovò a viaggiare da sola attraverso un territorio che si materializzava della presenza di leopardi, serpenti velenosi e coccodrilli. Ella scrisse: "Non ero mai riuscita a credere alla storia di Daniele in mezzo ai leoni, fino al momento in cui dovetti intraprendere alcune di queste terribili marce, e allora seppi che era vera e che era stata scritta per mio conforto. Molte volte procedevo pregando 'Oh Dio di Daniele, chiudi le loro bocche!', ed Egli mi esaudì".

Arenata e Sola

Mary contrasse la malaria poco dopo il suo arrivo in Calabar. Questa malattia cronica e la solitudine del suo lavoro spesso la condussero sull'orlo della disperazione. Nel 1886, ella ricevette la notizia che la madre e la sorella Janie erano entrambe morte, lasciando Mary come unico membro rimasto della famiglia. Non si sentì mai così tanto "arenata e sola", ma Dio le dette la forza per continuare. "Ora il Cielo mi è più vicino dell'Inghilterra, e nessuno si preoccuperà per me se io continuo a risalire il paese" scrisse Mary alimentando il coraggio della sua solitudine attraverso lunghe lettere scritte ad amici e per mezzo della costante comunicazione con Dio.

Nel frattempo, Mary si era formata una famiglia in mezzo ai suoi orfani del Calabar, molti di essi costituiti da quei gemelli che ella aveva salvato dal massacro. Una bambina particolarmente bella, che Mary aveva chiamato Susie, divenne il centro della sua attenzione. Ma quando Susie ebbe quattordici mesi, si ustionò gravemente rovesciandosi addosso una brocca di acqua bollente. Mary l'accudì per molti giorni, senza mai lasciarla da sola. Quando infine Susie morì tra le sue braccia, una Domenica mattina, l'angoscia di Mary fu talmente grande che non fu in grado di celebrare il servizio. Ella scrisse: "Il mio cuore è in pena per la mia piccina. Oh, com'è vuoto questo posto, e come è vano il desiderio di udire la sua dolce voce, di ricevere le sue tenere carezze, di riaverla, con i suoi buffi atteggiamenti. Oh, Susie, Susie!" Tuttavia ci fu una vittoria nel mezzo dell'angoscia, perché la popolazione osò dedicarsi alla sepoltura di due gemelli, e una donna pagana pregò perché tutti loro potessero finalmente ricevere la speranza nell'ultraterreno che aveva la "Madre Bianca".

Probabilmente a causa dei suoi trascorsi giovanili nei quartieri più emarginati, Mary fu in grado di affrontare le situazioni più difficili. Mentre stava iniziando il suo lavoro presso gli Okoyong, una notte udì levarsi delle grida e, aprendosi a forza la strada in mezzo alla folla che si era riunita nel villaggio, ella vide una giovane donna, per terra, legata a dei picchetti, sulla quale un uomo stava per rovesciare dell'olio bollente. La colpa della donna era che aveva dato del cibo a uno schiavo affamato mentre il marito di lei era via. Secondo le usanze locali questo era ritenuto un atto d'infedeltà. Mary era furiosa. Avventandosi tra la donna e l'uomo che stava per ustionarla, ella rifiutò di spostarsi nonostante l'uomo avesse iniziato a danzarle attorno nella maniera più minacciosa. La folla, eccitata da bevande, cominciò a rumoreggiare selvaggiamente. Tuttavia, il coraggio di Mary prevalse e l'assalitore fu costretto a battere in ritirata. Prendendo la donna sotto la sua protezione fino al momento in cui ella sarebbe potuta ritornare dal marito, Mary lodò il Signore per essere stato al suo fianco. Da quel momento in poi, gli Okoyong dimostrarono per lei un grande rispetto.

Aspettando il Tempo di Dio

L'Africa non cambiava rapidamente. La gente si recava ai servizi, cantava e pregava, professava il Vangelo; quindi se ne andava e continuava a praticare le faide e l'abuso di alcol. Se ella ebbe mai un moto di scoraggiamento e impazienza, era tuttavia solita ricordare a sé stessa: "Colui che crede non deve avere fretta". Cercando di dedicarsi al lavoro giorno per giorno, ella era cosciente che forse non avrebbe mai potuto vedere il frutto dei suoi sforzi. "Cristo mi ha mandato a predicare il Vangelo" ella scrisse, "ed Egli avrà cura dei risultati".

Mentre a volte le vittorie sembravano insignificanti, in un bollettino inviato al Consiglio per le Missioni verso la fine del 1890, Mary fu in grado di indicare alcuni positivi cambiamenti di cui era stata testimone. Le razzie reciproche tra tribù e la cattura di schiavi erano quasi del tutto cessate. Le donne, le maggiori vittime di quel rigido sistema sociale, stavano guadagnando rispetto. Le tribù conducevano scambi commerciali con i bianchi. I sacrifici umani alla morte di un capo erano cessati. Mentre l'abuso di alcol continuava, esso era diminuito tra le donne, e ora si dava maggior valore alla vita umana.

Fu grazie a Mary che molti di questi cambiamenti positivi poterono verificarsi. Ella aveva buone relazioni con i responsabili locali del governo britannico, e ricevette l'incarico di fungere da magistrato per determinate zone. Ella presiedeva alle sedute del tribunale, ascoltava i casi, partecipava alle discussioni dei nativi e si opponeva fermamente alle imposte doganali ingiuste. Un funzionario asserì: "Il suo giudizio era immediato, a volte severo, ma sempre giusto". Il governo le mise a disposizione tutti i mezzi che potessero agevolare la sua attività, e i più alti funzionari le dimostravano considerazione attraverso lettere e regali per i suoi bambini.

Mary fu in grado di terminare quello che aveva iniziato perché riuscì a guadagnarsi la fiducia e il rispetto della gente d'Africa. Ella era considerata una di loro. Si vedeva chiaramente da ogni sua azione che non si era recata là mirando ad un guadagno personale. Mangiava cibo africano, aveva rinunciato alle comodità materiali e viveva in capanne che aveva aiutato a costruire, sempre confidando nel fatto che Dio l'avrebbe sostenuta e guidata al di là della sua capacità o della sua esperienza. Per esempio, ella preferì pavimenti di cemento perché essi tenevano lontano un particolare tipo di formica che aveva un morso estremamente doloroso, pur non conoscendo nulla riguardo al cemento. Quando le veniva chiesto come avesse imparato a preparare il cemento, lei rispondeva: "Mi basta mescolarlo come faccio con il porridge, poi lo rovescio, lo liscio con un bastone e per tutto il tempo continuo a pregare 'Signore, qua c'è il cemento, se questo è nella Tua gloria, mettilo a posto' e la cosa ha sempre funzionato".

Servizio in incognito

Nel 1913, quando in Inghilterra Mary fu insignita della Croce Maltese dell'ordine degli Ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme, ella volle mantenere il segreto sulla cosa. Lei sapeva di essere quello che era solo per grazia di Dio, e non desiderava alcun riconoscimento. L'anno seguente scoppiò la Iª Guerra Mondiale. In quel periodo Mary era molto malata, e confidò ad un'amica: "Oh, se solamente la guerra fosse già finita, e i miei bambini fossero al sicuro nel Regno, con quale gioia me ne andrei!" Ebbe un lieve miglioramento durante il Natale del 1914, ma s'indebolì rapidamente all'inizio del nuovo anno. Con i suoi bambini intorno, Mary morì la mattina del 13 Gennaio 1915. Non dandosi mai per vinta in qualsiasi situazione, Mary aveva permesso a Dio di plasmarla in modo tale da adempiere tutto ciò che il Suo servizio richiedeva. Ora ella aveva raggiunto la vittoria finale di una vita votata all'altruismo. Nella sua visita del 1956 in Nigeria, la Regina Elisabetta II pose una ghirlanda di fiori alla base di una grande croce di granito che segnava il punto in cui Mary Slessor era stata sepolta circa 40 anni prima. Stando di fronte alle rive del fiume Calabar, era possibile immaginare le vie di Duke Town delimitate da cordoni di polizia e militari, il giorno in cui era attesa la lancia che avrebbe trasportato da Itu la bara di Mary. Il popolo in lutto si riunì, ma invece di lanciare alti lamenti come era solito fare ai funerali prima che Mary arrivasse in Calabar, iniziò a cantare "Lodate Dio, dal Quale fluiscono tutte le benedizioni". Non avrebbe potuto esserci maggior tributo a quella vita che Dio aveva chiamato a Sé nel Suo Regno.


Data: 24/05/2002
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