In questo salmo composto probabilmente nella stessa occasione del precedente, Davide esprime il contrasto tra la situazione esterna e la certezza che dimora nel suo cuore. Egli, pur cosciente della propria giustizia, non è su questa che poggia le basi per la propria invocazione al Signore, anzi, in questo sembra percorrere i tempi e presentare il concetto di quella «Giustizia mediante la fede», così bene espresso nel nono capitolo della lettera ai Romani. Egli sa di appartenere a Dio; ricorda che Dio stesso un giorno lo ha scelto, lo ha mandato a chiamare, e lo ha posto sul trono d'Israele e tutto questo solo per il Suo grande amore. È proprio questa consapevolezza che produce in lui una profonda certezza. Egli è certo di ottenere 1'esaudimento che già altre volte ha esperimentato (v.3), è sicuro che il Signore gli potrà far vedere nuovamente quella prosperità che ha dovuto abbandonare e soprattutto che non gliela restituirà con metodi umani. Attende che la luce della presenza del Signore renda chiaro il Suo cammino. Possiede una gioia esuberante che non dipende dall'abbondanza dei beni materiali; la pace di Dio riempie il suo cuore, gli promette di dormire «il sonno dei giusti» senza timori; ed infine può dimorare al sicuro. Certo è difficile immaginare che i sentimenti così densi di calma e fiducia possano essere stati scritti da un uomo perseguitato ingiustamente, fuggiasco, in pericolo di vita, eppure è così. Tante volte si è detto che la gioia e la pace di Dio possono riempire l'animo umano anche nella distretta, e qui ne abbiamo una dimostrazione meravigliosa. Nessuna circostanza può abbattere chi è certo dell'amore di Dio, perché può dire con l'apostolo Paolo: «Colui che non ha risparmiato il Suo proprio Figliuolo, ma l'ha dato per tutti noi, come non ci donerà tutte le cose con Lui?» (1). 1) Romani 8:35
Data: 07/06/2002 Visite: 4820 | |
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